Fotografia e Montagna
Il modo di fare fotografia, la scelta dei soggetti, dei luoghi, la sensibilità nel cogliere le ore e le stagioni più propizie per le riprese, il modo di raccontare per immagini, sono per me il risultato di un bagaglio di esperienze acquisite soprattutto sul campo, nell'arco di trent'anni. Prima di approdare alla fotografia naturalistica o meglio alla fotografia in ambiente, ho dedicato tempo ed energie alla fotografia in senso lato, ai vari settori che la caratterizzano, allo studio delle tecniche, compiendo quindi il normale iter esperienziale di un qualsiasi fotoamatore.
Per anni la fotografia in B/N, padroneggiata ed elaborata in tutto il suo procedimento, fino al prodotto finale della stampa in grande formato, ha assorbito in maniera esclusiva la mia attenzione. Successivamente, il ritratto nelle sue varie espressioni, ma anche la fotografia sportiva, la foto di nudo o la ricerca concettuale, hanno pian piano introdotto il colore nella realtà inquadrata dall'obiettivo.
Il supporto teorico, attraverso la frequentazione di alcuni corsi di specializzazione, ha in un certo senso affinato le mie conoscenze, soprattutto nel campo della composizione e dell'illuminazione. Il salto dalla pellicola negativa a quella positiva ha poi costituito una svolta decisiva nel concetto di fotografia, sia per quanto riguarda il lato tecnico in fase di ripresa, sia soprattutto per una logica diversa nell'utilizzo del prodotto finale.
L'alta qualità della pellicola invertibile, unita alla possibilità di adoperare le immagini finali per la realizzazione di proiezioni e audiovisivi, hanno concorso definitivamente all'abbandono della pellicola negativa b/n, che per me resta un campo della fotografia a sé, per certi versi la sublimazione stessa del concetto di immagine fotografica. La conoscenza dell'ambiente montano attraverso l'alpinismo e successivamente dell'escursionismo, ha coinciso quindi con una fase di studio del colore, per padroneggiare al meglio la pellicola invertibile.
La foto d'azione legata alla montagna, nella fattispecie l'arrampicata su roccia e su ghiaccio e la foto di paesaggio, hanno costituito per anni l'oggetto e le mire della mia attività fotografica. Solo in seguito, il tempo dedicato ad una frequentazione più rilassata e meditativa dei luoghi della natura, ha dato vita ad una serie di interessi di tipo culturale e naturalistico, che presto sono andati a costituire una vera fucina di nuovi soggetti per le riprese. Siti di carattere storico e archeologico, paesi e architetture, eremi e luoghi di culto, ma anche le testimonianze dei processi geomorfologici, il mondo vegetale e minerale, insieme allo studio degli animali nel loro habitat, sono ora l'oggetto di una fotografia che a volte si rivela faticosa, lì dove la ricerca porta a percorrere itinerari impegnativi per raggiungere luoghi spesso allocati in zone di difficile accesso.
Tutto questo riesce oggi a coniugare ancor più che ieri la mia passione irriducibile per la fotografia -come forma artistica e documentaristica allo stesso tempo- con l'amore per l'ambiente naturale, specie se questi mantiene caratteristiche inalterate di wilderness e i luoghi si rivelano lontani dagli itinerari solitamente percorsi dall'uomo. La fotografia può essere un modo diverso di vivere l'ambiente naturale, una realtà dove l'uomo non è elemento estraneo; al contrario la presenza dell'uomo, come nelle mie immagini, rende ancor più smisurate le dimensioni della natura e la potenza delle forze che la governano. La fotografia è soprattutto un modo di riflettere la vita e uno strumento per "percepire la realtà".
Il modo di fare fotografia, la scelta dei soggetti, dei luoghi, la sensibilità nel cogliere le ore e le stagioni più propizie per le riprese, il modo di raccontare per immagini, sono per me il risultato di un bagaglio di esperienze acquisite soprattutto sul campo, nell'arco di trent'anni. Prima di approdare alla fotografia naturalistica o meglio alla fotografia in ambiente, ho dedicato tempo ed energie alla fotografia in senso lato, ai vari settori che la caratterizzano, allo studio delle tecniche, compiendo quindi il normale iter esperienziale di un qualsiasi fotoamatore.
Per anni la fotografia in B/N, padroneggiata ed elaborata in tutto il suo procedimento, fino al prodotto finale della stampa in grande formato, ha assorbito in maniera esclusiva la mia attenzione. Successivamente, il ritratto nelle sue varie espressioni, ma anche la fotografia sportiva, la foto di nudo o la ricerca concettuale, hanno pian piano introdotto il colore nella realtà inquadrata dall'obiettivo.
Il supporto teorico, attraverso la frequentazione di alcuni corsi di specializzazione, ha in un certo senso affinato le mie conoscenze, soprattutto nel campo della composizione e dell'illuminazione. Il salto dalla pellicola negativa a quella positiva ha poi costituito una svolta decisiva nel concetto di fotografia, sia per quanto riguarda il lato tecnico in fase di ripresa, sia soprattutto per una logica diversa nell'utilizzo del prodotto finale.
L'alta qualità della pellicola invertibile, unita alla possibilità di adoperare le immagini finali per la realizzazione di proiezioni e audiovisivi, hanno concorso definitivamente all'abbandono della pellicola negativa b/n, che per me resta un campo della fotografia a sé, per certi versi la sublimazione stessa del concetto di immagine fotografica. La conoscenza dell'ambiente montano attraverso l'alpinismo e successivamente dell'escursionismo, ha coinciso quindi con una fase di studio del colore, per padroneggiare al meglio la pellicola invertibile.
La foto d'azione legata alla montagna, nella fattispecie l'arrampicata su roccia e su ghiaccio e la foto di paesaggio, hanno costituito per anni l'oggetto e le mire della mia attività fotografica. Solo in seguito, il tempo dedicato ad una frequentazione più rilassata e meditativa dei luoghi della natura, ha dato vita ad una serie di interessi di tipo culturale e naturalistico, che presto sono andati a costituire una vera fucina di nuovi soggetti per le riprese. Siti di carattere storico e archeologico, paesi e architetture, eremi e luoghi di culto, ma anche le testimonianze dei processi geomorfologici, il mondo vegetale e minerale, insieme allo studio degli animali nel loro habitat, sono ora l'oggetto di una fotografia che a volte si rivela faticosa, lì dove la ricerca porta a percorrere itinerari impegnativi per raggiungere luoghi spesso allocati in zone di difficile accesso.
Tutto questo riesce oggi a coniugare ancor più che ieri la mia passione irriducibile per la fotografia -come forma artistica e documentaristica allo stesso tempo- con l'amore per l'ambiente naturale, specie se questi mantiene caratteristiche inalterate di wilderness e i luoghi si rivelano lontani dagli itinerari solitamente percorsi dall'uomo. La fotografia può essere un modo diverso di vivere l'ambiente naturale, una realtà dove l'uomo non è elemento estraneo; al contrario la presenza dell'uomo, come nelle mie immagini, rende ancor più smisurate le dimensioni della natura e la potenza delle forze che la governano. La fotografia è soprattutto un modo di riflettere la vita e uno strumento per "percepire la realtà".